FAQ
Domande Frequenti
Il microbading è un’attività paramedicale che consiste nella realizzazione di micro-incisioni del derma superficiale che daranno vita al disegno realistico delle sopracciglia. Tale procedura si realizza mediante una penna chirurgica sterile e monouso la cui punta è composta da 18 micro-aghi dello spessore di 0,16 mm. Il microblading non si realizza con la macchinetta / dermografo!
Il trattamento con Arianna Pascale non comporta croste né lividi né gonfiori. Appena terminato il trattamento la paziente potrà uscire, andare a pranzo, a cena, in riunione. Potrà da subito riprendere le sue abitudini fatta eccezione per piscina, sauna, mare e palestra i cui tempi di attesa sono superiori.
Il microblading è una procedura operatore-dipendente, il risultato dipende molto dalla tecnica utilizzata dall’operatore quindi dalla pressione della mano, dallo spessore di aghi utilizzati, dalla tipologia di strumenti scelti, dalle competenze e dal bagaglio esperienziale del professionista che esegue tale procedura.
Il microblading dura circa 4/5 anni durante i quali si rendono utili (non obbligatori) dei ritocchi con cadenza annuale, biennale, triennale. La durata varia in base a moltissimi fattori come età, farmaci, sport, esposizione a raggi solari e lampade, abitudini giornaliere, cura del viso, tipologia di pelle.
I pigmenti, come da regolamentazione giuridica, devono essere naturali quindi bioriassorbibili: devono contenere, infatti, una percentuale di acqua che permetta ai macrofagi la fagocitosi cioè il processo di smaltimento del pigmento iniettato nel derma superficiale. Il microblading a seguito del naturale contatto con la luce, gli agenti atmosferici, il sole, l’acqua etc. di anno in anno perderà carica . Tale processo è graduale e impercettibile; di anno in anno si assisterà ad una lieve perdita di tono.
L’allergia al nichel non costituisce alcun problema in quanto nei pigmenti utilizzati non vi è presenza di nickel e neppure nei tools.
Assolutamente sì. Arianna Pascale si avvale della migliore strumentazione al mondo, rigorosamente certificata, made in Italy, sterile e monouso. Gli strumenti sono sigillati in busta chirurgica e vengono aperti (e smaltiti) davanti agli occhi vigili della paziente. Nulla viene ri-utilizzato!
Il microblading è una procedura paramedicale che prevede la realizzazione di leggere microincisioni del derma superficiale che caratterizzano il disegno realistico delle sopracciglia. Vi è pertanto una minima fuoriuscita di sangue che non causerà alcun fastidio grazie alla professionalità e serietà che rendono Arianna Pascale unica e inimitabile sul panorama nazionale ed internazionale.
Sfatiamo il mito che ci siano tipologie di pelle su il microblading non può essere realizzato! Non è vero. Se eseguito con criterio, il microblading offre risultati eccellenti su ogni tipo di pelle, appartenente ad ogni fascia d’età.
Su pelle grassa qualsiasi tecnica dura meno, che sia il microblading o che siano altre tipologie di attività tatuatorie. Per definizione, la pelle grassa è caratterizzata da produzione eccessiva di sebo, presenza di pori dilatati e pelle lucida. Come può, una condizione simile, reggere il pigmento naturale iniettato nello strato dermico? Nel caso di pelle grassa è necessario prima risolvere e migliorare l’inestetismo con trattamenti specifici e prodotti di autocura domiciliare, solo dopo si potrà procedere con il microblading. Da non confondere pelle grassa con pelle mista! La pelle mista è una pelle tendenzialmente normale e non necessita di trattamenti preparatori.
In questo caso è necessaria una valutazione approfondita ed il parere dell’oncologo o del medico specialista che segue la paziente.
Durante il delicato periodo di gravidanza e allattamento si sconsiglia qualsiasi trattamento di dermopigmentazione e di medicina estetica.
In caso di patologie autoimmuni è necessario il consenso firmato del medico.
I peli naturali non vengono intaccati, si lavora sulla pelle, non sul pelo! Se eseguita correttamente, la procedura del microblading stimolerà la ricrescita dei nuovi peli.
Assolutamente sì, intervenire prima significa evitare che la paziente subisca lo “shock” di vedersi glabra a causa della patologia. La stessa logica viene suggerita per le pazienti oncologiche.